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Tutto ciò che c’è da sapere sull’affitto a canone concordato
Il canone di affitto concordato si distingue dal canone libero per via del prezzo fisso concordato tra le due parti in un contratto d'affitto. Tale prezzo fisso è compreso tra una cifra minima e una massima e può variare in base alle zone di appartenenza e ai relativi Accordi Territoriali stipulati dal Comune.
A tal proposito, è bene sottolineare che non si tratta di accordi omogenei dal punto di vista nazionale e dipendendo interamente dal Comune di appartenenza, possono variare anche all'interno della stessa Regione e Provincia.
Ad ogni modo, il canone di affitto concordato è particolarmente agevole, poiché il prezzo stabilito è sempre minore rispetto a quello di mercato.
Il contratto stipulato, secondo questo accordo tra le parti, non ha una durata fissa, ma il periodo stabilito può variare in base alla tipologia di contratto. Di solito, la durata di un contratto che prevede l'applicazione del canone d'affitto concordato, equivale a tre anni, con la possibilità di rinnovo automatico per altri due anni. Vi sono, però, eccezioni per gli studenti, che possono usufruire della possibilità di firmare un contratto da sei a trentasei mesi, e per persone di passaggio che possono usufruire di contratti a breve termine, che vanno da un minimo di trenta giorni ad un massimo di diciotto mesi.
È bene specificare che, il contratto a canone concordato deve essere necessariamente registrato in modo regolare all'Agenzia delle Entrate, con l'obiettivo di combattere il mercato nero degli affitti.
Il contratto a canone concordato potrebbe sembrare un vantaggio unilaterale, che prevede un risparmio da parte dell'inquilino ma, in effetti, non è così; infatti, il proprietario che decide di dare la possibilità di optare per il suddetto tipo di contratto, otterrebbe agevolazioni fiscali, ad esempio la riduzione di tasse come IRPEF, IMU e TASI. Inoltre, il proprietario che opta per il contratto a canone concordato, può usufruire anche di fondi di garanzia stabilite dagli Enti Locali e agevolazioni fiscali, in base al reddito. Scendendo maggiormente nei particolari, la riduzione dell’aliquota riguardante IMU e TASI è del 25% in tutto il territorio nazionale e non cambia in base al Comune d’appartenenza.
Un altro vantaggio per il proprietario di casa riguarda la cedolare secca, che prevede l’aliquota del 10%. È necessario, però, tenere presente che questa è applicabile solo per i comuni ad alta densità abitativa. In caso contrario, l’aliquota resta al 21% come stipulato per i contratti d’affitto a canone libero.
Sempre relativamente ai Comuni ad alta tensione abitativa, le detrazioni fiscali riguardano anche l’imposta di registro. A tal proposito il pagamento sarà del 2% da calcolare sul 70% del canone annuo.
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